[vc_row][vc_column][vc_column_text]Strategie militari, piani economici, progetti politici, decaloghi etici: è questo il lessico con cui sì è da sempre espresso l’agire dell’individuo occidentale. Per raggiungere un obiettivo si predispongono dei mezzi adeguati per conseguirlo. Niente di più familiare per noi che, sin dai Greci abbiamo misurato l’efficacia di un’azione in base ad un astratto modello di riferimento, dunque il nostro impegno nel mondo.

Ma siamo sicuri che un’azione è efficace se traduce nella prassi, realizzandolo, il piano predisposto teoricamente? No, a questo interrogativo, che riguarda, più in generale, i rapporti tra l’individuo e la realtà, neppure lo stesso pensiero realista europeo ha saputo dare una risposta convincente. Ne è persuaso François Jullien, filosofo e sinologo francese tra i più stimati, che lavorando sulla teoria dell’azione e dei conflitti, ha elaborato spunti e concetti di grande interesse: dall’idea – presente nel pensiero cinese della guerra- di altri modi dell’azione efficace, a quella non tanto di azione quanto di trasformazione, di “far sì che l’altro faccia”, assecondando le potenzialità offerte dalle situazioni. Un’idea in cui prevale un concetto di immanenza, vale a dire di qualcosa che scaturisce dai processi stessi.

Nato a Embrun il 2 giugno 1951, è un filosofo e sinologo francese che ha
studiato alle università di Pechino e di Shanghai. Presidente dell’Associazione
francese degli Studi Cinesi (dal 1988 al 1990), Direttore dell’UFR
Asia Orientale dell’Università di Parigi VII (1990-2000) e Presidente del
Collegio Internazionale di Filosofia (1995-1998), attualmente ricopre incarichi
universitari a Parigi e presta la propria consulenza per le aziende occidentali
che desiderano insediarsi in Cina.
Jullien sottolinea gli stereotipi che gli occidentali utilizzano per entrare
in contatto con il mondo orientale e i conseguenti inevitabili problemi
che scaturiscono da un approccio che ha per strumenti di giudizio le nostre
tradizioni culturali e filosofiche, mentre è dalla conoscenza delle differenze
che può scaturire la possibilità di incontro.

Fra le sue pubblicazioni in lingua italiana:
Processo o creazione, Pratiche, Parma 1991.
Elogio dell’insapore, Cortina, Milano 1999.
Il saggio è senza idee, Einaudi, Torino 2002.
Strategie del senso in Cina e Grecia, Meltemi, Roma 2004.
Il nudo impossibile, Sossella, Roma 2004.
Pensare l’efficacia in Cina e Occidente, Laterza, Roma-Bari 2006.
Parlare senza parole. Logos e Tao, Laterza, Roma-Bari 2008.
Le trasformazioni silenziose, Cortina, Milano 2010.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]