Viaggio a Torino

di Bruno Bonsignore

Il Freccia Rossa lascia Milano Centrale alle 8:00 impaziente di scaricarci puntuale a Torino dopo 150 chilometri divorati quasi a 300 all’ora , spinti da una motrice in testa e una in coda.
L’Ansaldo Breda ETR 500 non fa rumore, nella luce ancora fresca di ottobre i campi compressi dalla sua velocità si animano di colori che si scompongono ininterrottamente, verde – giallo – ocra – verde – giallino verdone – giallino – giallo – verdone – oro – nero – verde – bianco –marrone – verde e solo la siepe che balza in primo piano ogni tanto concede una pausa.
Lungo l’autostrada qui a fianco le auto surreali nella loro penosa lentezza si lasciano sopraffare impotenti dalla nostra Freccia e scompaiono alla vista in un silenzio irreale mentre le stazioni inutili ci guardano sfilare sbigottite.
I salottini sono infestati da notebook e tablet e chi non pigia sui tasti ha l’orecchio allo smartphone e alza via via la voce e legge ai vicini infastiditi sua agenda di lavoro.
Nemmeno il controllore pavesato da anfitrione ottiene attenzione, solo lo sguardo distratto e condiscendente di chi porge il biglietto.
Siamo a Porta Nuova, 9:03 proprio come promesso. Scendiamo compiaciuti di tanta puntualità lasciandoci dietro una coperta di quotidiani abbandonati sui sedili, freschi intrusi in una città misconosciuta ai più ma con un’intera mattinata ancora intatta da consumare.
Prima del mio appuntamento ho tempo per un caffè con panna da Platti , intanto penso alla conversazione dei due passeggeri accanto “ … con l’ETR 1000 (una co-produzione Breda-Bombardier, 8 carrozze con 16 motori, ho appreso dopo ) ci metteremo solo 40 minuti, fa i 400 all’ora! “
Così magari troveranno il tempo per un caffè con panna?
Il Regionale Veloce delle 13:50 corre verso Chivasso mezzo vuoto, i finestrini abbassati e le tende non agganciate sbattono e svolazzano allegre. E’ un E632 che deve autolimitare la velocità ai 150 e contrariamente al suo collega superveloce genera un bel rumore di treno, goloso di macinare i chilometri.
C’è tempo per una conversazione improvvisata , un panino al salame , il caffè troppo zuccherato di un thermos tiepido. I ragazzi che scendono e salgono si conoscono e fanno commenti su compagni assenti e prof scorbutici, a Santhià scendono in tanti. Il viaggio continua , ci fermiamo a tutte le stazioni forse per farle contente, a Vercelli sale un gruppo di ragazzi in tuta, giocano a calcio, sento che sono del ’94 , qualcuno del ’96, parlano di trasferimenti e prestiti con i loro procuratori ma la mamma del più grande, un ricciolone rosso, telefona per sapere con chi è e se vieni a mangiare. Scendono a Magenta, a Rho.
Dopo due ore più quindici minuti di ritardo il Regionale Veloce (?) approda a Milano.
Ho fatto un viaggio, ho sfiorato altre umanità che mi vivono accanto e che non vedo.
Un buon viaggio, per solo il doppio di tempo e la metà del prezzo.

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