Qui la locandina in formato pdf.
Due trend dominano la scena. Il primo: esseri umani e macchine sono sempre più strettamente interconnessi, sempre più indissolubilmente interfacciati. Il secondo: ogni singolo lavoro manuale svolto dagli esseri umani può, o potrà, essere sostituito dal lavoro svolto da una macchina.
Di fronte a macchine capaci di sostituire in toto il lavoro degli esseri umani, non basta più parlare di politiche del lavoro: si deve parlare di politiche per il lavoro umano.
Il lavoro non è per l’essere umano solo cessione di tempo o conoscenze in cambio di una remunerazione. Il lavoro è esperienza vitale. Dunque anche quando il lavoro sia svolto da macchine autonome indipendenti dagli esseri umani, ed anche quando ad ognuno sia garantito un salario sociale, in quanto esseri umani dovremo interrogarci ancora in merito al lavoro. Il tempo liberato dovrà essere colmato di impegni che evitino all’essere umano la passività del mero consumatore, l’inanità.
Sfidati dalle novità tecnologiche, siamo così spinti a ripensare il concetto di ‘lavoro umano’: un agire allo stesso tempo manuale e intellettuale, di pensiero e di azione.