Debito Etico o Debito Globale? Una Nuova Società o una Nuova Guerra?

Nel 2022, per la prima volta nella storia, l’economia mondiale supererà i 100.000 miliardi di dollari, e nel 2030 la Cina supererà gli Stati Uniti affermandosi come la maggiore economia al mondo.

È quanto emerge da uno studio del Centre for Economics and Business Research secondo il quale l’India dovrebbe superare la Francia il prossimo anno e la Gran Bretagna nel 2023 per diventare la sesta economia al mondo.

Lo studio osserva come il Pil mondiale sia minacciato dall’inflazione che potrebbe far scivolare le economie in recessione nel 2023 o 2024.

Il debito globale nel 2020 ha raggiunto quota 226.000 miliardi di dollari, il livello più alto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Un balzo record dal 28% al 256% del Pil. A pesare per poco più di metà dell’aumento è stato il debito pubblico, il cui rapporto con il Pil si è spinto fino a un massimo storico del 99%. Conseguentemente anche il debito privato ha toccato nuovi record.

Gli aumenti del debito sono stati maggiormente significativi nelle economie avanzate dove il rapporto con il Pil è volato fino al 124% dal 70% in cui si trovava nel 2007. Il rapporto tra debito privato e Pil è invece salito dal 164% al 178% nello stesso periodo. Il debito pubblico conta per quasi il 40% del debito totale: la quota più alta da metà anni ’60.

«La crescita del debito amplifica le vulnerabilità, specialmente se le condizioni di finanziamento dovessero restringersi» ha ammonito il Fmi. Il timore è che si crei un’impennata dei tassi d’interesse e una introduzione di barriere all’accesso al credito. Ciò non può avvenire con eccessiva rapidità per non frenare la ripresa, ma ben presto sarà necessario raggiungere un nuovo equilibrio tra sostegno alla crescita e bilanci a rischio. Passaggio non facile se guardiamo alle cause che stanno contribuendo a questa spinta dell’inflazione. 

La proposta della Commissione europea di ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030, si legge nel report dell’agenzia di rating Moody’s, metterà alla prova compagnie aeree e di navigazione. Questo porterà a maggiori costi operativi e maggiori investimenti per tutte le aziende ad alta intensità energetica: il risultato è un aumento esponenziale dei costi (i prezzi all’ingrosso dell’energia hanno registrato un’impennata del 150%). Incremento che, inevitabilmente, finirà per avere effetti negativi sugli utilizzatori che dovranno pagare di più per gli stessi servizi.

L’Emission Trade Scheme è un sistema che fissa un limite massimo di produzione di CO2 agli aderenti all’accordo, lasciandoli liberi di acquistare e vendere sul mercato eventuali diritti di emissione aggiuntivi. Questo si traduce in un aumento del prezzo del carbonio: secondo Moody’s il valore dovrebbe superare i 90 euro a tonnellata entro il 2030 contro i 60 euro attuali, cifra già lievitata nel recente passato. Ma questo è il 20% del problema, il resto lo dobbiamo al gas naturale che acquistiamo all’estero. L’Italia lo acquista principalmente dalla Russia. Si tratta del 90% del nostro consumo.

I prezzi sono aumentati sia a causa della pandemia – e quindi del rincaro generalizzato delle materie prime – sia per la scarsità di risorse sul mercato. Da un lato la Russia vende meno gas, dall’altro è cresciuta la domanda da parte dell’Asia. Meno gas disponibile significa prezzi più alti. E questo è un problema che coinvolge tutti i Paesi dell’Eurozona. Federalimentare ha diramato una nota nella quale afferma che «la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo di cibi e bevande».

Ecco che inevitabilmente la ricaduta, gli effetti di scelte economiche si traducono in “costi generazionali” che incideranno pesantemente sulle giovani generazioni, modificando abitudini e stili di vita. Soprattutto, gli Stati saranno fortemente indebitati e dovranno emanare leggi e prendere decisioni severe per far fronte al debito pubblico. 

Thomas Piketty, Gaël Giraud, Leonardo Becchetti e Riccardo Realfonzo, hanno recentemente sottoscritto l’appello “Cancelliamo il debito detenuto dalla Bce e torniamo padroni del nostro destino”. Un invito che lo stesso presidente del parlamento europeo, David Sassoli, aveva raccolto ma che Christine Lagarde – e tutto l’establishment dell’Unione Europea, in nome di astratti criteri di legalità comunitaria – hanno rispedito al mittente.

Anche un economista alle prime armi capisce che il debito pubblico italiano esploderà non appena la Bce si vedrà costretta a restringere la base monetaria e ad aumentare i tassi di interesse per frenare l’inflazione. Nel 2025/2026 si tornerà a parlare di commissionariamento dell’Italia perché il Next Generation EU, l’ultimo salvagente al quale si sta aggrappando il governo Draghi, si rivelerà insufficiente per il nostro Paese se, come appare molto probabile, l’allocazione delle risorse non produrrà una significativa e costante crescita del nostro Pil. La Grecia, dopo dieci anni di durissima austerity che ha ridotto del 24% il potere di acquisto delle famiglie, sta puntando su un nuovo maxipiano di aiuti per rilanciarsi a partire dal 2023. Unica incognita: superare l’onda dell’inflazione imminente.

Ma se i futuri governi dovranno essere bravi a surfare sulle onde dell’inflazione, determinata da fattori energetici e da mercati finanziari sempre più speculativi, chi avrà il tempo di ragionare sull’essenza di una Società? Le nuove leadership non sembrano appassionate a veder rifiorire l’uomo, sembrano più affascinate dai progressi tecnologici e dall’idea di globalizzazione economica e liberale. Peccato che liberale e libertà siano due termini che da anni ormai non sembrano convivere sullo stesso pianeta. Lo confermano i viaggi spaziali di Bezos, Musk, Branson, “i quali libertà van cercando ch’è si cara…”. Credo che Dante apostroferebbe questo turismo spaziale per super ricchi come un rifiuto della società terrena. Come dargli torto: un singolo volo di questa rincorsa spaziale inquina più di 1 miliardo di persone povere lungo l’arco di tutta la loro vita. Senza libertà politica non può esistere una libertà economica. 

Luigi Einaudi nel 1928 affermò che «il liberismo non è né punto né poco “un principio economico”. Non è qualcosa che si contrapponga al liberalismo etico. È una “soluzione concreta” che talvolta e, diciamo pure abbastanza sovente, gli economisti danno al problema, ad essi affidato, di cercare con l’osservazione e il ragionamento quale sia la via più adatta, lo strumento più perfetto per raggiungere quel fine o quei fini, materiali o spirituali che il politico o il filosofo, od il politico guidato da una certa filosofia della vita ha graduato per ordine di importanza subordinandoli tutti al raggiungimento della massima elevazione umana». (cit. da Il buongoverno, Luigi Einaudi).

Da queste poche righe possiamo comprendere come la nostra società si trovi davanti a un bivio.  Non ascoltare queste parole potrebbe significare tra un decennio ritrovarci in un clima di guerra, come accadde all’Italia dieci anni dopo gli scritti di Einaudi. È necessaria invece la saggezza di fondare una società nuova, in grado di cancellare il debito e ripartire dall’essenza dell’uomo, dalla sua capacità di creare un’idea di liberismo senza delegarla a economisti o politici vincolati da astratte norme di legalità dettate dal Fondo Monetario o Banca Mondiale. Non spetta all’economista, scrive Einaudi, fissare gli obiettivi da raggiungere, ma al politico o al filosofo-politico. All’economista spetta soltanto il compito di trovare una tecnica adeguata per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal politico. Deve limitarsi a “calcolare” la via più idonea a raggiungere fini prefissati da altri. Il liberismo non è altro che il metodo più idoneo per trovare la soluzione.

Ecco allora che in questa definizione di liberismo la parola libertà torna a riavvicinarsi. Tornare ad un Debito Etico e abbandonare la visione di un Debito Globale è il primo passo verso la consapevolezza che l’alternativa ad una nuova guerra tra Paesi ed economie esiste. Occorre credere nella capacità dei singoli, nella loro resilienza e capacità di essere protagonisti delle loro vite.

Costringere intere generazioni a seguire uno schema e pagare i debiti di altri è come cancellare la parola libertà dalla Storia delle Rivoluzioni.

Valter Carasso

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