Presentazione della ricerca LA PACE COME E’ VISTA DAI CITTADINI ITALIANI, Casa della Memoria di Milano, 25 ottobre 2022

di Francesco Varanini

Qui la presentazione in formato pdf.

LA PACE

COME È VISTA DAI CITTADINI ITALIANI

Ricerca presentata nell’incontro

LA PACE: TRANQUILLITÀ E INQUIETUDINE

Martedì 25 ottobre 2022, ore 14.30-17.30

Casa della Memoria, via Federico Confalonieri, 14, Milano

Nei giorni in cui i cittadini italiani vivevano nell’onda emotiva della guerra in Ucraina, e sotto la pressione delle notizie relative alla guerra diffuse dai media, appariva interessante guardare oltre l’apparenza e l’attualità. Cercando per quanto possibile di portare alla luce come il concetto di pace risuona nella mente e nel cuore.

Assoetica e l’istituto Scenari hanno quindi condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana una ricerca condotta tramite test simbolici. Ovvero un metodo che ha lo scopo di andare oltre le dichiarazioni razionali, dell’ovvio e del socialmente accettabile, per arrivare al significato più profondo che l’oggetto d’indagine -appunto: l’idea di pace– riveste per l’individuo.

Si può dunque ritenere che lettura del risultato del test congiunta con la lettura delle risposte ad altre domande orientate a far emergere dichiarazioni razionali restituisca una visione complessiva del valore e dell’importanza della pace nella vita personale e nell’atteggiamento sociale.

Si è quindi rivolta questa proposto ai partecipanti alla ricerca: Scegli in questa lista l’animale che meglio rappresenta secondo te la pace.

Un gufo di grande esperienza e saggezza

Una cicala spensierata

Un’aquila che domina dall’alto il suo territorio

Un coniglietto che bruca l’erba tenera

Un cane da guardia forte e fedele

Un’orsa che scalda e protegge i suoi cuccioli

Un delfino che addestra i piccoli giocando

Una gatta che fa le fusa sul divano di casa

Una pantera che si muove sicura nella foresta

Una giovane puledra che galoppa libera nella prateria

Un cerbiatto attento pronto a scappare al minimo rumore

Una rondine che sfreccia nel cielo con grandi evoluzioni

Un castoro che con abilità costruisce la sua solida casa

Un cavallo robusto e possente che tira un pesante carico

La lista era presentata ad ognuno dei partecipanti in ordine casuale.

Alla scelta dell’animale, seguivano altre domande tese a sondare giudizi ed opinioni razionali

Animali-simboli prescelti

Il campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, alla richiesta di scegliere tra immagini che descrivono la pace, mette al primo posto (20,1%) una rondine che sfreccia nel cielo con grandi evoluzioni.

La pace è intesa come situazione ideale: tranquillità, lavoro, rispetto dei diritti, base che rende possibile l’esprimersi senza vincoli. La pace, così immaginata, consente lo sviluppo delle capacità e il riconoscimento delle competenze, individuali e della società tutta. E’ uno spazio di libertà gioiosa e dinamica; garantisce il piacere di fare, di fare bene, di fare cose importanti ricavandone soddisfazione. Peccato si tratti di una idea che nasce laddove la pace c’è già. Laddove non si è chiamati a farsi carico della fatica implicita nel costruirla.

Al secondo posto nelle scelte (13%) troviamo l’immagine di una gatta che fa le fusa sul divano di casa.

Qui la pace viene rappresentata come una condizione sicura e tranquilla, ormai familiare: è ‘di casa’ nel luogo dove si è sempre abitato senza problemi. Luogo di riposo dove è possibile concedersi di non fare nulla: c’è solo godersi la confortevole situazione. Anche qui la pace è qualcosa di ‘già dato‘. Un’immagine attraente ma molto infantilizzata, utopistica, totalmente passiva.

Al terzo posto (12,4%) sta un coniglietto che bruca l’erba tenera. La pace vista come situazione idilliaca, una sorta di Eden in cui vivere senza problemi. E’ ancora una immagine dolce e accattivante ma infantile, passiva.

Qualcosa cambia con l’immagine (11,3%) di un delfino che addestra i piccoli giocando.

Una figura adulta, capace, che esplica un’intensa azione di educazione volta alla crescita dei piccoli. Un atteggiamento attivo, dinamico, e allo stesso tempo giocoso e gioioso.

Come il cielo della rondine, il mare del delfino è uno spazio aperto, ormai dato per scontato, che offre spazio alla libertà di espressione. Anche qui, non c’è niente da conquistare. C’è da godersi la vita: gratificante, piacevole.

Raggruppamenti di animali-simboli

La lettura dell’immagine della pace che sta nella mente degli italiani diviene più precisa e chiara se si raggruppano gli animali.

Emerge infatti nelle risposte un primo gruppo di immagini (40,5%): rondine che sfreccia nel cielo con grandi evoluzioni, delfino che addestra i piccoli giocando, giovane puledra che galoppa libera nella prateria.

Immagini che rimandano alla pace come ‘conditio sine qua non’ di una vita -individuale e collettiva, personale e sociale- che si esprime pienamente. E’ un atteggiamento che viene mostrato con orgoglio, e anche insegnato.

Ma si tratta di una conquista già acquisita. La pace è una situazione preesistente, di cui colgono i frutti: la libertà di espressione, il riconoscimento delle proprie competenze, il poter spaziare senza limiti. Si vive con consapevolezza la fortuna di questa situazione. L’immagine è autoreferenziale: noi godiamo della pace. La prospettiva è quella del ‘qui e ora’: la pace c’è, e si può, si deve utilizzarla. Chi vive questo atteggiamento non si sente toccato dalla necessità di lavorare per la pace. Si tratta solo di farne buon uso.

Segue nell’ordine delle scelte un secondo gruppo di immagini (35,8%): gatta che fa le fusa sul divano di casa, coniglietto che bruca l’erba tenera, orsa che scalda e protegge i suoi cuccioli, cicala spensierata.

Come già notato guardando alla alla gatta e al coniglietto, figure infantili, passive, dipendenti, senza responsabilità, immerse in situazioni paradisiache dove tutto è bello e sereno, dove la pace è mamma orsa che ti nutre, scalda e protegge. Tutti al caldo senza problemi sotto una coperta.

Per avere un differente modo di intendere la pace dobbiamo osservare un terzo raggruppamento (22,1%). Gufo di grande esperienza e saggezza, cane da guardia forte e fedele, aquila che domina dall’alto il suo territorio, castoro che con abilità costruisce la sua solida casa, volpe intelligente che prepara la tana, pantera che si muove sicura nella foresta, cavallo robusto e possente che tira un pesante carico.

Le immagini qui raccolte rappresentano figure adulte autorevoli, dotate di capacità di pensiero e di azione. Sono questi i cittadini consapevoli che mettono le proprie capacità, il proprio impegno al servizio di un obiettivo: la pace come progetto; la pace come risultato dell’azione, come situazione che deve essere costruita. La pace pensata, creata, sorvegliata e, se il caso, difesa.

Come il primo gruppo, anche questo mostra personalità forti, adulte. Ma mentre nel primo gruppo prevaleva l’edonismo, il piacere personale, qui la consapevolezza di sé porta ad assumere un impegno importante e faticoso, che esige senso di responsabilità, attenzione e proattività.

Accettando che l’impegno vada a scapito del piacere personale, della giocosità, della stessa libertà di azione.

Infine, è interessante notare che l’immagine del cerbiatto attento pronto a scappare al minimo rumore -simbolo di fragilità, costante pericolo, fuga come unica difesa- ha ottenuto meno del 2% dei voti.

Dichiarazioni razionali

A completamento del quadro, ed a conferma di quanto emerso dal test basato sulle immagini di animali, possiamo osservare come l’adesione all’affermazione: Tutti siamo responsabili di difendere e promuovere la pace attraverso la nostra azione civica è notevolmente alta. Il 70.5% è molto d’accordo. L’idea di pace è ben presente, chiara nel pensiero degli italiani. E’ presente anche una sincera intenzione orientata a diffondere, e a condividere in azioni sociali questa idea: marce per la pace, sostegno a iniziative destinate ad affermare il principio, il valore assoluto.

Ma questo meritevole atteggiamento va guardato tenendo conto anche dell’adesione ad un’altra affermazione: La pace può essere raggiunta attraverso l’uso delle armi da parte di paesi che si difendono da aggressioni. Qui l’adesione -il numero di coloro che si dichiarano molto d’accordo- cala drasticamente: si riduce al 13,3%.

Possiamo intendere che questo 13,3% fa il paio con il 20,4% che scelgono immagini che parlano di pace pensata, creata, sorvegliata e, se il caso, difesa. Non c’è, nell’80% degli italiani la disponibilità a ‘mettersi nei panni’ di coloro che sono costretti a difendersi da aggressioni e a costruire la pace in situazioni di drammatica difficoltà.

Solo il 20%, o forse con più certezze in questo 13%, sono i cittadini attivi che non solo si dichiarano enfaticamente ‘costruttori di pace’, ma sono anche disposti ad agire per la pace in prima persona ‘sporcandosi le mani’ in azioni efficaci nel momento, nel contesto politico dato.

O quanto meno, sembra che solo il 20%, o forse solo il 13% dei cittadini siano veramente, intimamente orientati a sostenere iniziative politiche tese a sostenere quella faticosa costruzione della pace che passa attraverso l’uso di armi.

Possiamo quindi, in conclusione, chiederci come il tema della pace si collochi nel quadro di altre preoccupazioni che angustiano i cittadini italiani: Crisi delle risorse energetiche, Inquinamento, Sostenibilità Ambientale, Covid.

Si è chiesto anche di confrontare la preoccupazione per la pace con la preoccupazione per una declinazione più immediata della pace: la guerra in Ucraina. Appare maggiore la preoccupazione per la pace: per questo sono molto preoccupati il 57, 3% degli italiani. Più basso, sia pure non di tanto, 54,3% il numero di coloro che sono molto preoccupati per la presente guerra. Anche questo dato conferma l’orientamento a guardare alla pace come valore ideale, sganciato da contingenze presenti.

Gli italiani molto preoccupati per la per la crisi delle risorse energetiche sono il 61,2%. Segue l’inquinamento: 57,9%. Non molto distante la sostenibilità ambientale: 54,1.

Il tema della pace, nonostante la sua incombenza nei giorni in cui si è svolta la ricerca, non sta in cima alle preoccupazioni degli italiani.

Una chiave di lettura sintetica

Riprendendo le scelte degli animali-simboli sopra esposte in raggruppamenti, è possibile cercare una sintesi.

 

Persone impaurite, spaventate, terrorizzate, vittime di un timore paralizzante, che impedisce di pensare, scegliere, agire. La ricerca colloca gli appartenenti a questo gruppo di ‘tremebondi’ al di sotto del 2%.

Ben più importante, sia per numero di appartenenti, sia per caratteristiche distintive, è il gruppo che che possiamo definire ‘dipendenti’.

Qui non c’è timore paralizzante. C’è però dipendenza. C’è un’insicurezza che si traduce nell’incapacità di assumere posizioni autonome. C’è bisogno di protezione. C’è tendenza a consumare senza preoccuparsi del costo e delle conseguenze. C’è il dare per scontato che siano altri a decidere e ad assumersi responsabilità. C’è conformismo: disponibilità ad aderire alle posizioni di un leader; disponibilità a credere ai messaggi che giungono per via digitale

Ancora più numeroso il terzo gruppo: ‘gaudenti’.

Qui non ci sono paure bloccanti. Non c’è dipendenza da autorità esterne. C’è invece una notevole consapevolezza. C’è autostima. C’è una conoscenza solida della situazione e del contesto. C’è un acuto senso del bello. C’è attenzione ai valori. Primo fra tutti il valore della vita.

Ma il valore della vita è inteso come “you only live once”, “si vive una volta sola”. Si cerca quindi godimento, piacere, spazio per sé. Si rimuove il ricordo dei padri che ci hanno garantito questa ricchezza

Sebbene si comprenda benissimo il senso della sostenibilità, vi si aderisce in modo astratto. Si aderisce solo fino al punto in cui l’adesione comporta rinunce, sacrifici personali.

Si comprende benissimo anche il funzionamento organizzativo, il necessario equilibrio economico dell’azienda in cui si lavora. Si ha anche una percezione precisa del contributo che le personali conoscenze e il personale saper fare potrebbero portare all’organizzazione lavorativa di cui si fa parte. Ma si sceglie di limitare la partecipazione, il coinvolgimento, l’impegno personale. In funzione del personale piacere, dell’immediata utilità, soggettivamente valutata.

E’ confortante che il gruppo sia così numeroso: si tratta di cittadini e lavoratori adulti, ricchi di potenzialità. E’ sconfortante che questa maggioranza relativa degli italiani, pur essendo in grado di assumere responsabilità, scelga di non assumerne.

Esiste infine -non poteva mancare- un quarto gruppo di ‘coscienti’. I cui membri, come i membri del gruppo sopra descritto, sono consapevoli, esperti, dotati di autostima.

Come i membri del gruppo precedente sanno provare piacere ed amano la bellezza.

Ma a differenza dei membri del gruppo precedente, la loro consapevolezza non si ferma all’egoismo e all’edonismo.

La bellezza, la vita stessa, hanno un costo che qualcuno deve pagare. I membri di questo gruppo non rimuovono gli aspetti onerosi della vita.

E soprattutto sono disposti a rinunciare ad una quota di godimento, di piacere, in funzione della riproduzione del godimento e del piacere. Accettano con lucidità di rinunciare a tempo per sé, perché pensano che la vita non abbia senso senza gli altri e la società. Non dimenticano di chiedersi da dove vengono gli agi di cui disponiamo. Si preoccupano di condividere ed educare.

Non rifiutano il lavoro. Non pensano che la realizzazione personale consista nell’ampliare il tempo libero. Non pensano che l’organizzazione sia un peso del quale liberarsi. Pensano al contrario che sia un luogo dove stare.

Potremmo commentare recriminando: appartengono al gruppo dei ‘coscienti’ solo un quinto degli italiani. O potremmo al contrario rallegrarci e dire: sono ben un quinto.

In ogni caso, a conferma del fatto che si tratta, numericamente, di una minoranza sta una ultima evidenza che traiamo dalla ricerca: se chiediamo di dichiarare l’accordo pieno con l’affermazione: ‘La pace può essere raggiunta attraverso l’uso delle armi da parte di paesi che si difendono da aggressioni’ il 22% si riduce al 13%.

Commenti

I risultati della ricerca si prestano ad una riflessione attorno all’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: Pace, Giustizia e Istituzioni solide.

La ricerca porta a riflettere su due parole: Tranquillità e Inquietudine.

Le due parole si richiamano e si motivano a vicenda. Cerchiamo una vita serena, quieta – questa è la pace. Ma per averla non basta affidarsi a Carte già scritte o ad azioni altrui.

Ogni cittadino, ognuno di noi, ha motivo di essere, nel presente, inquieto. Siamo inquieti per le ingiustizie presenti, per un futuro incerto. L’inquietudine è fruttuosa, perché ci porta a sentirci responsabili, a ‘sentirci in dovere’ nei confronti di un futuro che ognuno di noi è chiamato a costruire.

Tranquillità. Da una stessa radice discendono il latino mitis e lo slavo mir.

Latino mitis, da cui l’italiano mite: maturo, dolce, calmo, placido, tranquillo, indulgente, clemente.

E mir, la parola che nelle lingue slave sta per pace, quiete, ma anche per comunità, mondo, universo, quiete, comunità.

Le due antiche parole riguardano sia l’essere umano che la terra, la natura l’ambiente. Amabile, gentile, maturo, tenero, morbido, dolce, fertile, non spinoso.

Inquietudine.

In ogni lingua umana esistono espressioni per dire: ‘questo ci inquieta’, ‘siamo preoccupati’, ‘ansiosi’. Ma esistono anche parole che parlano di responsabilità, impegno, cura. Il presente nel quale siamo gettati è difficile. Preferiremmo allontanare da noi le dolorose sensazioni connesse al presente. Eppure solo se accettiamo l’inquietudine siamo veramente presenti, e possiamo quindi prenderci cura di ciò che accade, e così favorire e cogliere il presentarsi, il dischiudersi del nuovo.

Note a proposito della storia della ricerca e del metodo adottato

La ricerca è stata diretta da Francesco Varanini e curata da Antonella Pogliana (ricercatrice esperta del metodo test di trasformazione ludico-onirica) e Anna Montescuro (Istituto Scenari).

E’ stato somministrato un questionario via CAWI a un campione rappresentativo della popolazione italiana, con un piano di campionamento costruito su dati ISTAT aggiornati al 2022. Sono state raccolte 912 risposte.

La ricerca si è svolta tra il 13 e il 17 giugno 2022.

Il metodo adottato –test di trasformazione ludico-onirica– è stato creato dalla psicologa e ricercatrice universitaria Laura Frontori. E’ ampiamente descritto in Laura Frontori, Il mercato dei segni, Cortina, 1986.

Il metodo si fonda sull’uso di immagini come mezzo per far emergere, attraverso il linguaggio della metafora, le radici psicologiche, simboliche e affettive da cui discendono scelte e comportamenti sociali.

Il metodo è stato largamente usato in ricerca marketing oriented, dalla stessa Laura Frontori, e poi ulteriormente elaborato da Antonella Pogliana, per lunghi anni Direttrice di Ricerca di importanti istituti.

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