Di Guido Tassinari
Durante le vacanze di Natale rispondo a una ricerca di un’agenzia privata di formazione, di media grandezza, di un docente che somministri [ahimè] corsi di formazione “in area linguistica” a cassaintegrati e lavoratori in mobilità.
Mi candido, passo la prima selezione fatta di test scritti.
Ieri dopo tre altri (tre!) colloqui, nei quali nessuno mi fa parlare nelle lingue che dovrei somministrare, mi finalizzano questa bella propostina (usando le loro parole):
Per 2 mesi e 8 ore al giorno potrei tenere corsi di formazione (specialistici, e finanziati da “doti” pubbliche) a gruppi di 12-15, per la bellezza di 6,50 euro all’ora.
Cosa posso rispondere?
Nulla, decido che non posso rispondere nulla; per puro interesse sociologico rimango, almeno, mi dico, imparerò qualcosa di nuovo del mercato del lavoro.
Per esempio, che buona parte del materiale didattico sarebbe a mio carico, come pure la programmazione dei moduli; quindi, rapido calcolo, con una stima al rialzo, il compenso si aggirerebbe intorno ai 5 euro all’ora.
Andiamo avanti con le domande su come organizzerei il corso ora per ora per le 40 settimanali previste (sulle quali mi rendo conto di rispondere in maniera inadeguata alle aspettative); ricevo qualche critica ma anche, chiedo conferma, un sostanziale endorsement (non si usa mai abbastanza a sproposito le parole inglese, mi ci aggiungo anch’io).
Saluto amabilmente il mio prossimo potenziale somministratore di lavoro e rimaniamo che gli avrei mandato un piano di lavoro dettagliato (di per sé un impegno di almeno una mezza giornata, se fatto seriamente); me ne torno a casa pensando “come rispondo davvero a gente così?”
Nulla, decido nuovamente che non posso rispondere nulla, però posso chiederlo a Bloom!:Cosa si risponde a una proposta così?
e:
Come si possono cambiare pratiche di questo genere di agenzie che lavorano con (tanti) soldi pubblici?
Io dico agendo sulle centrali di finanziamento, cioè su chi eroga le doti, affinché introduca criteri escludenti le agenzie che non pagano giusti salari ai propri lavoratori, comprese quelli in consulenza o temporanei, e questo, penso sarebbe la prima responsabilità delle associazioni di categoria delle agenzie di formazione, però mi piacerebbe leggere di altre idee su Bloom!