La dimensione etica della sostenibilità nelle PMI

Il tema della sostenibilità come criterio orientativo nella gestione delle imprese sta acquisendo sempre più evidenza e rilevanza. La crisi e la conseguente messa in discussione della narrazione neoliberista, centrata sulla intangibilità della missione aziendale di creare valore/profitto e su un modello sociale a sostegno di tale principio, ha imposto la riapertura di un dibattito rinnovato sul senso e sugli scopi del fare azienda.

di Ruggero Cantaluppi

Il tema della sostenibilità come criterio orientativo nella gestione delle imprese sta acquisendo sempre più evidenza e rilevanza. La crisi e la conseguente messa in discussione della narrazione neoliberista, centrata sulla intangibilità della missione aziendale di creare valore/profitto e su un modello sociale a sostegno di tale principio, ha imposto la riapertura di un dibattito rinnovato sul senso e sugli scopi del fare azienda.

In questo senso è stata clamorosa – anche se con motivazioni e conseguenze pratiche tutte da valutare e verificare – la recente decisione (agosto 2019) della Business Roundtable (associazione che unisce i 200 CEO USA più influenti) di pubblicare un nuovo “Statement on the Purpose of a Corporation1 che ha esplicitamente ribaltato i principi base che definiscono lo “scopo” del fare azienda, ponendo al centro non più semplicemente i profitti degli azionisti, ma il rapporto con tutti gli stakeholder utilizzando argomentazioni e linguaggio che rimandano chiaramente ad una dimensione etica e sostenibile.

Non è semplice dare una definizione della sostenibilità in ambito aziendale. Occorre rimuovere nel sentire comune l’ambiguità che privilegia l’aspetto ambientale (pur essenziale). Gli aspetti economici e sociali hanno pari dignità e rilevanza. E soprattutto la sostenibilità non si dà se non pensata in una dimensione organica. Il dibattito sulle motivazioni e sul significato dell’adozione di uno stile di gestione sostenibile è molto ampio e non se ne può dare conto in questo contesto2.

Azzardo perciò una scorciatoia che indica la direzione di riflessione che ritengo maggiormente utile: parlare di sostenibilità non è altro che parlare del ripensamento del modello di business. L’aspetto valoriale non riesce di fatto ad essere la motivazione originale. E’ la razionalità economica, probabilmente un nuovo paradigma di razionalità economica, che spinge verso la gestione sostenibile delle aziende. E in tale prospettiva le preoccupazioni etiche diventano elementi costitutivi per la riuscita e presupposto di buon funzionamento nel lungo periodo.

La dimensione etica può e deve quindi essere scoperta “dentro” la razionalità economica.

E veniamo alle specificità che riguardano le PMI.

Il campo di applicazione sin qui privilegiato delle pratiche di sostenibilità è senza dubbio quello delle grandi imprese, che hanno motivazioni specifiche (ad esempio di miglioramento dell’immagine aziendale in settori critici come quello energetico), dispongono delle risorse necessarie e possono utilizzare strumenti già ben collaudati (bilancio sociale, standard GRI, strutture consulenziali) per realizzarla.

Per le PMI non è facile approcciare il tema. Approccio imprenditoriale, budget disponibili, organizzazioni aziendali poco strutturate e una serie di altri fattori rendono difficile una scelta convinta e consapevole in direzione della sostenibilità come criterio orientativo (ma anche in certa misura necessariamente vincolante) della complessiva gestione aziendale.

Ma la difficoltà non deve scoraggiare. Sia per la rilevanza delle PMI nel sistema economico, sia perché la sostenibilità è una risposta ad alcuni limiti storici delle PMI, sia per la rilevanza sociale e politica che potrebbe avere l’adozione generalizzata di stili di gestione sostenibili da parte delle PMI.

Anche la dimensione etica ha una caratterizzazione e una valenza specifica per le PMI. La preponderanza della figura dell’imprenditore e la sua imprescindibile centralità per le scelte aziendali, per i collaboratori e in generale per tutti gli stakeholder rappresenta allo stesso tempo una criticità e una risorsa. Criticità perché senza la capacità dell’imprenditore di interpretare in modo coerente lo stile di gestione sostenibile tutto viene vanificato, risorsa perché se credibile l’imprenditore diviene garante immediato e riconosciuto del progetto.

Per passare ad una analisi più concreta ritengo utile approfondire il tema centrale del rapporto con i collaboratori che sono forse gli stakeholder fondamentali.

Il coinvolgimento dei collaboratori passa per una serie di scelte che riguardano informazione, formazione, aspetti retributivi, sistemi incentivanti, welfare aziendale. Nella dimensione delle PMI ha assoluta priorità la credibilità del commitment dell’imprenditore. E ciò comporta una piena assunzione di responsabilità personale. Si è studiato e scritto molto sulla necessità di una evoluzione delle figure manageriali nelle aziende moderne e dei necessari valori di riferimento, ma sarebbe interessante approfondire la specificità del ruolo manageriale quando viene svolto dall’imprenditore. Essere anche imprenditore dà un tono specifico al ruolo.

Possiamo tentare questa chiave di lettura:

  • una scelta forte e consapevole dell’imprenditore è il presupposto essenziale (nelle PMI non ci sono filtri organizzativi che possano “schermare” il comportamento dell’imprenditore) anche per la forte componente personale che caratterizza i rapporti all’interno delle PMI.

  • il coinvolgimento dei collaboratori è il presupposto necessario per generare un ritorno in termini di efficienza e di complessiva “salute organizzativa”3

  • La “salute organizzativa” comporta ritorni positivi anche in termini di resilienza dell’azienda (il panorama economico denso di incertezze e shock competitivi richiede sempre maggiore capacità di risposta / adattamento da parte delle aziende)

  • La “salute organizzativa” può essere il presupposto per superare alcuni dei tipici vincoli alla crescita che caratterizzano molte PMI (in particolare le difficoltà di sviluppo organizzativo e di gestione della delega delle responsabilità)

  • Attenuare quella che potremmo definire la “solitudine” dell’imprenditore attraverso la condivisione delle scelte (e dei rischi) è anche un modo di rendere possibile una migliore gestione dei rischi aziendali e, in definitiva, una loro riduzione.

La scelta per la sostenibilità avvia un percorso impegnativo ma potenzialmente di grande impatto, fruttuoso e capace di porre le PMI su un virtuoso e ormai necessario cammino evolutivo.

La scelta etica che porta ad adottare uno stile di gestione caratterizzato da valori quali trasparenza, correttezza, rispetto, equità è indispensabile per dare credibilità e per far funzionare uno stile di gestione sostenibile adeguato a favorire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda. E’ quindi molto forte la motivazione razionale.

Studiosi di organizzazione aziendale hanno descritto il ruolo degli imprenditori in termini di “creazione di un mondo”; probabilmente è giunto il momento di fare sì che questo mondo possa essere condiviso su basi rinnovate con tutti gli stakeholder, a partire dai collaboratori.

2 Una rassegna critica di alcuni approcci teorici al tema della responsabilità sociale d’impresa (RSI o CSR) e quindi anche della gestione sostenibile in: P.Maggiolini (a cura di), Ciò che è bene per la società è bene per l’impresa, Franco Angeli, 2012

3 Su questo concetto – come più in generale sulla dimensione emozionale ed etica implicata da politiche sostenibili di gestione aziendale – rimando al recente testo di Luciano Pilotti: Organizzazioni Emotive (Intelligenti e Creative), 2019, McGraw Hill

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