La pace vista dai cittadini italiani. Una ricerca condotta da Assoetica e dall’istituto Scenari nel giugno 2022. Sintesi dei principali risultati

“Ti chiediamo di riflettere su un tema che ti riguarda come cittadino: La pace.” Non abbiamo posto questa domanda in modo esplicito, chiedendo di rispondere a parole, né abbiamo scelto di scegliere una risposta in una lista di risposte preconfezionate.
Assoetica APS e l’Istituto Scenari hanno sondato i pensieri di un campione rappresentativo della popolazione italiana con strumenti della psicologia del profondo. A quali simboli associamo la pace. Quale pace sogniamo e desideriamo, anche non sapendolo, o non volendolo dire con parole chiare.

Essendo stata svolta la ricerca a metà di giugno 2022, possiamo supporre che l’immagine della pace, sia legata alle contingenze: guerra in corso in Ucraina, crisi energetica, inflazione, presenza incombente delle notizie così largamente diffuse dai media. Ma possiamo allo stesso tempo dire che gli italiani hanno vissuto queste pressioni ambientali in funzione del loro carattere, del personale atteggiamento di fronte alla vita. Possiamo quindi intendere la ricerca come spiegazione delle chiavi di lettura che gli italiani adottano nel leggere le informazioni e nel rispondere agli stimoli.

I risultati della ricerca si prestano a varie interpretazioni e sollecitano molte riflessioni. Mi limito qui ad una prima chiave di lettura. E cioè a un commento a questa tavola:

Conosciamo tutti qualche collega o collaboratore impaurito, spaventato, terrorizzato, vittima di un timore paralizzante, che impedisce di pensare, scegliere, agire. La ricerca colloca gli appartenenti a questo gruppo al di sotto del 2%.

Ben più importante, sia per numero di appartenenti, sia per caratteristiche distintive, è il gruppo che definiamo ‘dipendenti’.
Qui non c’è timore paralizzante. C’è però dipendenza. C’è un’insicurezza che si traduce nell’incapacità di assumere posizioni autonome. C’è bisogno di protezione. C’è tendenza a consumare senza preoccuparsi del costo e delle conseguenze. C’è il dare per scontato che siano altri a decidere e ad assumersi responsabilità. C’è conformismo: disponibilità ad aderire alle posizioni di un leader; disponibilità a credere ai messaggi che giungono per via digitale

Ancora più numeroso il terzo gruppo.
Qui non ci sono paure bloccanti. Non c’è dipendenza da autorità esterne. C’è invece una notevole consapevolezza. C’è autostima. C’è una conoscenza solida della situazione e del contesto. C’è un acuto senso del bello. C’è attenzione ai valori. Primo fra tutti il valore della vita.
Ma il valore della vita è inteso come “you only live once”, “si vive una volta sola”. Si cerca quindi godimento, piacere, spazio per sé. Si rimuove il ricordo dei padri che ci hanno garantito questa ricchezza
Sebbene si comprenda benissimo il senso della sostenibilità, vi si aderisce in modo astratto. Si aderisce solo fino al punto in cui l’adesione comporta rinunce, sacrifici personali.
Si comprende benissimo anche il funzionamento organizzativo, il necessario equilibrio economico dell’azienda in cui si lavora. Si ha anche una percezione precisa del contributo che le personali conoscenze e il personale saper fare potrebbero portare all’organizzazione lavorativa di cui si fa parte. Ma si sceglie di limitare la partecipazione, il coinvolgimento, l’impegno personale. In funzione del personale piacere, dell’immediata utilità, soggettivamente valutata.
E’ confortante che il gruppo sia così numeroso: si tratta di cittadini e lavoratori adulti, ricchi di potenzialità. E’ sconfortante che questa maggioranza relativa degli italiani, pur essendo in grado di assumere responsabilità, scelga di non assumerne.

Esiste infine -non poteva mancare- un quarto gruppo. I cui membri, come i membri del gruppo sopra descritto, sono consapevoli, esperti, dotati di autostima.
Come i membri del gruppo precedente sanno provare piacere ed amano la bellezza.
Ma a differenza dei membri del gruppo precedente, la loro consapevolezza non si ferma all’egoismo e all’edonismo.
La bellezza, la vita stessa, hanno un costo che qualcuno deve pagare. I membri di questo gruppo non rimuovono gli aspetti onerosi della vita.
E soprattutto sono disposti a rinunciare ad una quota di godimento, di piacere, in funzione della riproduzione del godimento e del piacere. Accettano con lucidità di rinunciare a tempo per sé, perché pensano che la vita non abbia senso senza gli altri e la società. Non dimenticano di chiedersi da dove vengono gli agi di cui disponiamo. Si preoccupano di condividere ed educare.
Non rifiutano il lavoro. Non pensano che la realizzazione personale consista nell’ampliare il tempo libero. Non pensano che l’organizzazione sia un peso del quale liberarsi. Pensano al contrario che sia un luogo dove stare.

Potremmo commentare recriminando: appartengono al gruppo dei ‘Coscienti’ solo un quinto degli italiani. O potremmo al contrario rallegrarci e dire: sono ben un quinto.
In ogni caso, a conferma del fatto che si tratta, numericamente, di una minoranza sta una ultima evidenza che traiamo dalla ricerca: se chiediamo di dichiarare l’accordo pieno con l’affermazione: ‘La pace può essere raggiunta attraverso l’uso delle armi da parte di paesi che si difendono da aggressioni’ il 22% si riduce al 13%.

Nota sulla storia della ricerca
La ricerca è stata curata da Anna Montescuro (Istituto Scenari), Antonella Pogliana (ricercatrice esperta del metodo test di trasformazione ludico-onirico), Francesco Varanini (Assoetica APS).
E’ stato somministrato un questionario via CAWI a un campione rappresentativo della popolazione italiana, con un piano di campionamento costruito su dati ISTAT aggiornati al 2022. Sono state raccolte 912 risposte.
La ricerca si è svolta tra il 13 e il 17 giugno 2022.

Nota metodologica
Il metodo adottato –test di trasformazione ludico-onirico– è stato creato dalla psicologa e ricercatrice universitaria Laura Frontori. E’ ampiamente descritto in Laura Frontori, Il mercato dei segni, Cortina, 1986.
Il metodo si fonda sull’uso di immagini come mezzo per far emergere, attraverso il linguaggio della metafora, le radici psicologiche, simboliche e affettive da cui discendono scelte e comportamenti sociali.
Il metodo è stato largamente usato in ricerca marketing oriented, dalla stessa Laura Frontori, e poi ulteriormente elaborato da Antonella Pogliana, per lunghi anni Direttrice di Ricerca di importanti istituti.

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