Letteratura per manager (II) – Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino

Quattro libri, italiani, facilmente reperibili e pubblicati almeno 15 anni fa. Questi i criteri scelti dal direttore scientifico di  Assoetica, Francesco Varanini, per i suggerimenti di letture etiche dell’estate 2014.

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Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia, Feltrinelli, 1963. pp. 532; Einaudi, 1976, pp. 663; Adelphi, 1990. pp. 1130.

Quella del ‘63 fu, se così si può dire, una buona annata. A Barcellona Vargas Llosa vince con La ciudad y los perros il premio Biblioteca Breve, aprendo la grande stagione dei latinoamericani; in Germania Böll da alle stampe le Opinioni di un clown; in Francia escePour un Nouveau Roman, di Alain Robbe-Grillet; negli Stati Uniti esordisce Pynchoncon V.. Nel nostro Paese escono opere destinate a durare nel tempo La cognizione del dolore di GaddaLibera nos a malo di MeneghelloLe armi l’amore di Tadini.

A Palermo si riuniscono in convegno un gruppo di scrittori ed intellettuali orientati a rompere con la tradizione: è l’esordio di quello che si chiamerà Gruppo ‘63. Tra di loroAchille Bonito OlivaEdoardo SanguinetiUmberto EcoAlberto Arbasino.

È anche l’anno della Giornata di uno scrutatore di Calvino. Un’opera d’impegno politico che solo apparentemente guarda al presente, perché legge il presente attraverso l’ideologia, nella luce nostalgica della Resistenza.

Così, nella memoria, egli prese a contrapporre allo scenario che aveva davanti agli occhi il clima che c’era stato in Italia dopo la liberazione (…) Quell’epoca era ormai finita, e piano piano a invadere il campo era tornata l’ombra grigia dello Stato burocratico.

Rileggere queste pagine stantie ci obbliga a dire: che aria nuova in Fratelli d’Italia! Se La giornata di uno scrutatorechiude un’epoca, il gran romanzo di Arbasino ne apre un’altra: pagine radicate nel momento storico, segno dei tempi, ben più delle pensose riflessioni di Calvino.
Fratelli d’Italia: Nascita di una nazione, Grande feticismo del Boom, Spirale keynesiana senza ritorno: dar lavoro, promuovere l’economia e il benessere; politici economisti industriali e statistici che si affannano; consumi di massa e di éliteshopping a Londra. Ma tutto resta sullo sfondo, perché al centro del discorso c’è il cicaleccio intellettuale, la logorrea citazionistica, l’enumerazione caotica di nuovi miti, l’indigestione di letture. E questo è il primo gran pregio: Arbasino, consapevolmente o no, si prende in giro, scherza sul suo mondo, sul suo sforzo per non perdere l’ultimo treno disponibile per l’intellettuale italiano go to my site. Scherza, ma proprio a partire da questa messa in scena grottesca di consumi culturali, da Palazzo Ducale a Spoleto, costruisce un discorso etico di una profondità che Calvino può solo sognarsi.

Non a caso nel bailamme di personaggi futili, che sono tutti proiezioni dell’Arbasino consumatore vorace, vediamo apparire la figura opposta, lo scrittore austero, che incarna senza retorica il bisogno dell’autore di dominare questi materiali sconnessi, la necessità di interpretarli guardandoli dal di fuori: giudicare il presente per trarne, perché no, una morale. “Bustini è una mia idea fissa”, “un letterato conservatore contemporaneo di un certo decoro e di una certa pretesa”, “austriacante”, abitante “nel Lombardo-Veneto”, formatosi “su fonti mitteleuropee di finissimo gusto asburgico, tanto sicuro di sé da non perdere tempo con Eliot o Valéry o Lorca. “Cioè un Nuovo Parini che storicisticamente aveva il dovere di esistere nel nostro Paese”, “e invece, paradossalmente, non è mai esistito”. “Peggio per noi”, conclude Arbasino in Certi romanzi (uscito nel ’64, sorta di journal che ripercorre i motivi teorici che stanno dietro Fratelli d’Italia).

Questo per dire che, letto oggi nella sua versione originale, Fratelli d’Italia ci apparefreschissimo e attualissimo. E’ l’opposto di un libro datato; anche per merito delle pagine scritte nel frattempo dal suo a autore. Chi infatti ha conosciuto Arbasino attraverso i suoi lavori giornalistici si troverà pienamente a suo agio di fronte al romanzo –le stesse enumerazioni, indigestioni, coincidenze, ‘linee di tendenza’, arrabbiature, giudizi–. Trent’anni di interventi legati all’attualità, insomma, possono essere agevolmente letti come un’enorme chiosa a quel romanzo.

Ci appare quindi semplice intendere Fratelli d’Italia come opera che l’autore non ha mai cessato di scrivere. E dunque non meraviglia l’annuncio di una nuova edizione. Ciò che, non lo neghiamo, desta qualche apprensione è l’annunciata ‘riscrittura’: non vorremmo che ora il romanzo fosse scritto troppo bene. Perché ci pare ancora centratissimo quel rilievo che proprio in Fratelli d’Italia avevamo letto: “Qualunque libro andrebbe veramente scritto in un anno, non di più, anche se lo si è pensato per tutta la vita (anzi: tanto più). Naturalmente ogni volta che lo si ripassa diventerà un’altra cosa. Non esiste la Struttura Definitiva, ne varietur. Ci sono stesure probabili… Bisognerà staccarsene in tempo, prima che perda un certo charme del non finito…”.

Domande etiche

  • Di quali intellettuali ha bisogno il nostro Paese?
  • Perché e come l’Italia, e gli italiani, hanno perso il ‘tocco magico’, la creatività, la spinta a intraprendere? Perché non siamo più quelli degli Anni Sessanta?
  • E’ giusto vivere il presente senza preoccuparsi del futuro? Senza preoccuparsi dei problemi che la spensierata vita presente scarica sull’ambiente, sulle future generazioni?

*Letture etiche è un progetto editoriale curato da Francesco Varanini. Nel 2000 Varanini ha pubblicato il libro Romanzi per manager, recentemente ripubblicato in versione digitale.

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