Sviluppo Sostenibile e Etica nelle Imprese. Cronaca di un incontro

di Claudio Antonelli

Cronaca dell’incontro Sviluppo sostenibile e Etica nelle Imprese, svoltosi il 14 ottobre 2019.

Molti spunti interessanti, partecipazione attiva e attenta fino al termine dell’incontro, un clima di confronto aperto, senza la retorica di raccontare solo i successi, dimenticando le fatiche e gli ostacoli incontrati.
È stato un pomeriggio intenso e ricco quello vissuto il 14 ottobre a discutere di Sviluppo Sostenibile e Etica nelle imprese.
Un convegno? Un evento? Meglio, è stato un incontro di lavoro in spirito di collaborazione schietta e costruttiva tra professionisti, imprese, docenti e manager.
L’iniziativa, promossa da PIU’ Professioni Intellettuali Unite, ha avuto il patrocinio di AssoEtica, Confassociazioni e ADACI. Inoltre, l’evento ha beneficiato dell’ospitalità offerta da Coop Lombardia presso la Scuola dei Mestieri.
In questo periodo ci sono tanti convegni che trattano il tema dello Sviluppo Sostenibile. Molti di questi convegni sono carrellate di relazioni fantastiche che trattano casi straordinari con risultati eccellenti e che tralasciano i problemi, le difficoltà, i dubbi, le resistenze. Si esce dal convegno inebriati, con l’epidermica sensazione di aver fatto un tuffo “dove l’acqua è più blu”. Ma il giorno dopo si ritorna nella propria azienda: tutto si rivela più difficile e aumenta la frustrazione.
A noi, che crediamo fermamente in uno sviluppo sostenibile che sia coerente con lo spirito etico, è venuta voglia di fare un workshop all’insegna dell’analisi critica per confrontarci, con coraggio e onestà, e aiutarci reciprocamente a capire gli ostacoli da superare ed esplorare percorsi di sviluppo, senza timidezze e senza velleità illusorie. La sostenibilità non è una manna che scende dal cielo, bensì è il frutto di un continuo e duro lavoro.

Claudio Antonelli – Presidente PIU’ – ha introdotto l’incontro con stimoli di “provocazione” per far emergere dubbi, sollevare riflessioni, aprire il confronto e attivare il
dibattito.
• Sviluppo. Coincide con il concetto di crescita? Crescita comunque? Crescita regolata? Decrescita felice? Come conciliare la prospettiva di sviluppo senza limiti con il fatto di disporre di risorse limitate nel pianeta (Serge Latouche).
• Sostenibilità per chi? Per il soggetto, l’impresa, comparto, il nostro Paese, il mondo globale? Per
l’umanità, la fauna, la flora, l’ambiente?
• Sostenibilità con quale orizzonte temporale? La durata di vita dell’impresa, di un uomo? 50 anni, 100, 1.000, 1milione di anni?
• Legame Etica–Sviluppo. E l’etica che fine ha fatto in questa tensione verso la crescita sostenibile? Sappiamo che si può crescere anche nel fare il male, e si possono adottare tecniche per mantenere e consolidare un sistema iniquo. La domanda è: Sviluppo Sostenibile perché? per quale fine?

Piercarlo Maggiolini – Docente di Responsabilità Sociale dell’Impresa al Politecnico di Milano – ha
tracciato il percorso evolutivo: dall’impresa padronale paternalistica alla Responsabilità Sociale come dovere per l’impresa, all’approccio stakeholder, fino allo Sviluppo Sostenibile. Ha indicato anche le ambiguità e le criticità emerse man mano nell’evoluzione della
disciplina e nella pratica.
Sarebbe già sufficiente attuare il principio espresso nell’Art.41 della Costituzione della Repubblica italiana.
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere
indirizzata e coordinata a fini sociali.»
Inoltre, ha destato molto interesse il chiarimento distintivo di due concetti che il pensiero contemporaneo ha spesso confuso. «Il bene totale è una somma dei beni individuali, il bene comune nasce dalla combinazione degli stessi e quindi è indivisibile (Zamagni)»

A seguire sono stati presentati tre contributi frutto di esperienze applicative nell’impegno per lo sviluppo sostenibile, con testimonianze che hanno raccontato anche storie di fatiche per superare inerzie o ostacoli e iniziative per rimuovere resistenze e pregiudizi.

Roberto Bonalumi ha portato la testimonianza dell’impegno continuo di Coop Lombardia nel perseguire la qualità dei prodotti (buoni, sani e sostenibili) con un modo di lavorare sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo occorre un’attività onerosa e costosa che si ripaga nella genuinità e nella qualità finale. I fattori critici sono la qualità delle materie prime, la garanzia che il lavoro sia svolto in condizioni di legalità e dignità, in partnership con i fornitori. Questo si realizza contrastando il caporalato, il sistema mafioso, l’abuso di pesticidi nelle coltivazioni e l’abuso di antibiotici negli allevamenti e con molte altre coraggiose scelte etiche.
La scommessa di Coop è che la clientela sappia riconoscere e apprezzare questo impegno. La sfida per essere impresa sostenibile si contrappone alla competizione sfrenata sul prezzo più basso degradando la qualità di materie prime e processo, mentre Coop punta alla migliore qualità/prezzo salvaguardando salute, sostenibilità e gusto.

Secondo Gaetano Ievolella, CFO della Molteni Farmaceutici, oltre la questione che la cultura della
sostenibilità si costruisce nel tempo come presupposto indispensabile perché i cambiamenti siano duraturi, c’è un passo ulteriore da compiere: questo impegno dovrebbe prendere una veste strutturale nell’impresa, vale a dire un impegno esplicito e “istituzionale” delle imprese a svolgere un ruolo attivo socialmente utile nella società. Non basta uno slancio volontaristico.
Ievolella ha citato le Società Benefit, introdotte nell’ordinamentoitaliano con la legge di stabilità 2016, che «nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli
utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse».

Francesco Varanini, Direttore Scientifico di AssoEtica, ha proposto alcune considerazioni importanti per una visione prospettica. Se crediamo veramente che il valore aggiunto finale sia frutto dello sforzo convergente di stakeholder, allora dobbiamo trarre due conseguenze:
• ciascuno deve dare la sua parte di contributo, senza aspettare che qualcun altro, possibilmente dal vertice provveda a risolvere (stakeholder proattivo)
• ciascuno deve partecipare alla ricchezza prodotta, prevedendo modalità bilanciate di condivisione dell’utilità conseguita. Il valore prodotto è un bene comune degli stakeholder.

Alla fine dell’incontro si è manifestata una soddisfazione unanime per aver centrato l’obiettivo di fare un approfondimento sullo sviluppo sostenibile con un confronto aperto e collaborativo. Non c’è stata alcuna passerella di belle statuine in vetrina.
Ciascuno ha portato il proprio contributo e ha tratto dal ricco confronto alcuni spunti per progredire nel proprio cammino. Si è realizzato un senso di comunanza fra i partecipanti, che hanno
aderito pienamente allo spirito critico-costruttivo. Questo ha fatto sorgere il desiderio, da molti espresso, di proseguire il discorso nell’anno prossimo approfondendo insieme alcuni temi di interesse comune.

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