Un 2023, intollerante ma etico.

di Valter Carasso

Tolleranza è una bella parola per l’indifferenza e indifferenza è una parola elegante per l’ignoranza”.

(G.K. Chesterton)

IL 2022 si è concluso con la scomparsa del Papa emerito Joseph Ratzinger. Il suo testamento è ampio, ma un suo articolo sulla tolleranza, oggi tanto in voga, ci offre lo spunto per iniziare il nuovo anno con maggiore determinazione critica: “La tolleranza si fa dittatura quando non sopporta coloro che sono percepiti come “intolleranti” solo perché esprimono un punto di vista diverso dal pensiero unico della maggioranza. Di conseguenza, la persona “tollerante” sosterrà le restrizioni più draconiane su coloro che percepisce come intolleranti, e poiché l’intollerante sarà sempre con noi, quelle leggi contro l’intolleranza devono diventare sempre più restrittive, e la società tollerante si trasforma nella società più intollerante. Così, in nome della tolleranza, la libertà di parola sarà limitata, la libertà di religione cesserà, la libertà di associazione sarà limitata e la libertà di coscienza sarà violata”. Il primo gennaio 2023 si apre con le celebrazioni per il ventennale dalla scomparsa di Giorgio Gaber. Guardando sui social lo scoccare della mezzanotte a Times Square NY e confrontando lo stesso istante con i video di Napoli girati dal promontorio di Pinamonte, ho avuto l’impressione che il mondo perfetto e quello imperfetto si mostrassero nella loro essenza relativistica. In quello ordinato e perfetto di Times Square persone ammassate con i telefonini in alto ad inquadrare la grande “Ball Drop”, seguendo il countdown fino al momento zero. Poi, una miriade di bigliettini sui quali i newyorkesi, dal 1° al 30 dicembre, hanno scritto i desideri per il nuovo anno appendendoli sul NYE Wishing Wall, iniziava posarsi sulle teste delle persone che avevano il capo coperto da un grande cappello acquistato per essere tutti omologati alla grande festa. Ma l’immagine complessiva di quell’istante, a guardarla bene, ci offre la fotografia di un mondo perfetto per chi ci vuole spettatori paganti davanti a grandi insegne pubblicitarie. Al momento del gong appare la grande scritta dello sponsor “KIA”, ma nella piazza non si coglie nemmeno un abbraccio o un bacio, forse spento dalla voce ipnotica del presentatore che annuncia sul grande schermo la presenza dei nuovi idoli delle masse come Chelsea Cutler, Jax e JVKE. Tutti stretti tra transenne e cordoni di polizia con norme di sicurezza eccezionali, vietatissimi gli alcolici, per buona pace del brindisi di fine anno. E ancora la voce dello speaker che nel primo minuto del nuovo anno ricorda alla folla presente che la “Ball Drop” è composta da 2.600 pannelli di cristallo Waterford e ha una circonferenza di 3,6 metri per un peso di mezza tonnellata. Ma chissenefrega direbbe l’intollerante. Allora guardo Napoli esplodere cosi tanto da provocare una nebbia su tutta la città, cosí fitta che per le strade le auto devono quasi fermarsi perché non si vede che a pochi metri. Botti, abbracci, fiumi di spumante, baci, urla, spari. Il mondo imperfetto esplode di gioia liberatoria. Senza transenne, pochi i telefonini tra le mani, certamente sono più i petardi. Qui la festa non la guardano, la fanno i napoletani. E allora penso a quale luogo vorrei appartenere, mi ricordo di una canzone di Gaber “Benvenuto il luogo dove” e la voglio dedicare a tutti coloro che nel 2023 proveranno ad essere intolleranti, ma etici.

Benvenuto il luogo dove, dove tutto è ironia
Il luogo dove c’è la vita e i vari tipi di allegria
Dove si nasce, dove si vive sorridendo
Dove si soffre senza dar la colpa al mondo

Benvenuto il luogo delle confusioni
Dove i conti non tornano mai
Ma non si ha paura delle contraddizioni
Benvenuta la vita che conta solo su stessa

Benvenuto il luogo dove tanta gente insieme non fa massa
Benvenuto il luogo dove non si prende niente sul serio
Dove forse c’è il superfluo e non il necessario
Il luogo dove il sentire è più importante
Dove malgrado l’ignoranza tutto è intelligente

Benvenuto il luogo dove se un tuo pensiero trova compagnia
Probabilmente è già il momento di cambiare idea
Dove fascismo e comunismo sono vecchi soprannomi per anziani
Dove neanche gli indovini pensano al domani

Benvenuto il luogo dove tutto è calcolato e non funziona niente
E per mettersi d’accordo si ruba onestamente
Dove non c’è un grande amore per lo Stato
Ci si crede poco e il gusto di sentirsi soli è così antico

Benvenuto il luogo dove forse per caso o forse per fortuna
Sembra che muoia e poi non muore mai nemmeno la Laguna
Un luogo pieno di dialetti strani di sentimenti quasi sconosciuti
Dove i poeti sono nati tutti a Recanati

Benvenuto il luogo lungo e stretto con attorno il mare
Pieno di regioni come dovrebbero essere tutte le nazioni
Magari un po’ per non morire, un po’ per celia
Un luogo così assurdo, sembra proprio l’Italia

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